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L’esercito dei pappagalli verdi conquista le valli e minacciano gli orti di Genova

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L’esercito dei pappagalli verdi conquista le valli e minacciano gli orti di Genova

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L’esercito dei pappagalli verdi conquista le valli e minacciano gli orti di Genova

Genova - I loro gridi striduli sono diventati familiari ai genovesi da anni, prima solo attorno a Villa Gruber - da dove sono partiti negli anni Ottanta i primi esemplari - e poi in Circonvallazione, a Corvetto e a levante. Ora, verso le valli.

Sono tanti, si stima tra i cinque e i seicento in città, un numero triplicato rispetto a soli pochi anni fa. E proprio ora che se ne avverte meno la presenza nei quartieri dove è iniziato il loro insediamento, i grandi pappagalli verdi - i “parrocchetti dal collare” e i più rari e pregiati esemplari di “Amazzone dalla fronte blu” (che si trovano allo stato libero, così numerosi, solo a Genova) - minacciano di diventare un pericolo.

«La verità è che, mentre il loro numero cresce progressivamente, i pappagalli si stanno espandendo in territori dove prima non si erano mai spinti e questo può diventare un problema», dice Aldo Verner, veterinario della Lipu e esperto di fauna selvatica.

Verner è il primo a disegnare un quadro inquietante in cui gli stormi verdi si stanno spingendo - dai luoghi di nidificazione ormai consolidati, in centro e a levante attorno ai parchi - verso la Valpolcevera. Ma anche, sempre più in profondità, nella valle del Bisagno, in zone di campagna dove già la scorsa primavera avevano iniziato a attaccare i peschi ancora in fiore malgrado i tentativi di proteggerli con reti di plastica, inesorabilmente strappate a colpi di becco. «I parrocchetti si nutrono dei vegetali più diversi: spaziano dai piselli, di cui sono ghiotti, a limoni e arance selvatiche che riducono in poltiglia, mangiano i frutti delle magnolie e i semi delle conifere, col loro becco possono frantumare i gusci più duri. E si stanno espandendo, sicuramente per l’alimentazione e forse per la riproduzione, in zone dove prima non si spingevano».

Enrico Borgo, del Museo Doria di Storia naturale, ha individuato a Genova almeno tre varietà di pappagalli: la Psittacula krameri o Parrocchetto dal collare, la Amazona aestiva o Amazzone dalla fronte blu e la Myiopsitta monachus o Pappagallo monaco che, per le dimensioni più contenute, rientra tra le popolari “cocorite” ed è segnalato molto numeroso nella zona di Pegli.

Ma il problema sono le varietà di grandi dimensioni, che si spostano a stormi e, quando si fermano per cibarsi di frutta, fanno razzia. «Fino a che questi animali stanno in città, possono essere una sgradita presenza per chi ha in terrazzo un alberello di limoni, ma non hanno un impatto diffuso e non si può parlare di un problema per l’economia come invece è già stato certificato all’estero. È chiaro invece che una progressiva espansione fuori dall’ambito urbano creerebbe danni a frutticultura e orti, mentre non è ancora valutabile l’impatto su altre specie di uccelli».
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