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FORPUS COELESTIS COELESTIS

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Presidente FEO O.
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FORPUS COELESTIS COELESTIS

Messaggio da Presidente FEO O. »

FORPUS COELESTIS COELESTIS (parrocchetto di Lesson)
Presentazione

Questa specie neotropicale appartenente al genere Forpus (sette specie) è conosciuta in Italia con il nome di Forpus coelestis o parrocchetto di Lesson, di scarsa o media diffusione fra gli allevatori e gli appassionati, ultimamente sta incontrando sempre più il favore degli addetti per la sua simpatia e facilità di mantenimento e riproduzione essendo tra le altre cose accentuato il dimorfismo sessuale, fin dall’abbandono del nido.

Descrizione

Il maschio si contraddistingue per il contrasto fra il dorso grigio verde ed il petto, addome e sottocoda verde chiaro. Di un blu-viola carico il margine dell’ala, il sottoala ed il groppone. Fronte, redini, guance e gola verde chiaro con parti posteriori del vertice e occipite azzurre. Timoniere verdi. Becco grigio/biancastro, le zampe sono rosee e la lunghezza complessiva è di circa 12 cm.
La femmina è di un verde più chiaro, l’azzurro nel vertice e nell’occipite è appena percettibile e manca totalmente il blu, con il groppone avente riflessi azzurri.
I giovani maschi hanno il blu ridotto e sono quasi privi dell’azzurro. Le giovani femmine hanno colorazione simile alle adulte. Il becco è roseo e la livrea diventa definitiva verso i 6 mesi di età.

Diffusione e status nell’habitat naturale

Questa specie è diffusa nelle regioni occidentali dell’Ecuador ed in quelle nord-occidentali del Perù, sulle pendici andine che si affacciano sull’oceano Pacifico. Il suo habitat è rappresentato dalle secche boscaglie e dalle foreste secondarie. Allo stato attuale sembra essere comune e diffuso in gran parte del suo areale. La stagione degli amori inizia verso la fine di gennaio, dopo le piogge, e continua fino a maggio normalmente con due deposizioni effettuate nelle cavità dei tronchi. La femmina depone da 4 a 6 uova che cova per 19 giorni. I giovani s’involano verso il 32° giorno d’età. Si nutre di semi, frutta, bacche, germogli, erbe.

Alloggiamento e dieta
Dato la relativa diffusione in Italia non tratterò l’alloggiamento per gli esemplari di cattura, in quanto pratica ormai da eliminare per questa specie. E’ preferibile inoltre
non unire più di una coppia insieme, onde evitare dispute territoriali molto cruente. Gli alloggi ideali sono volierette interne ed esterne, queste sempre protette in inverno (ma sempre con temperature al di sopra dello zero), di m. 1x1,5x2 oppure gabbie da cova di cm. 60/90x30x40 con possibilità di divisorio. La dieta è principalmente composta da misto di semi, verdure, pastoncino morbido e secco, integrazione periodica di vitamine, grit marino ed osso di seppia sempre disponibili.

Allevamento

La riproduzione in cattività risulta abbastanza agevole se le coppie sono alloggiate da sole. La femmina inizia a deporre verso il 18° mese di età, ma talune depongono anche verso il 12° mese di età e tendono a riprodursi durante tutto l’anno. La deposizione consta di 4/6 uova (anche con punte di 8) che vengono covate in media a seconda delle condizioni per 20/21 giorni. Sono da preferire 2 deposizioni primaverili ed 1 autunnale per non affaticare troppo gli esemplari. Non tutte le uova risultano fertili ed i pullus per impiumare impiegano dalle 4 alle 5 settimane. Dopo l’involo i novelli continuano ad essere parzialmente nutriti dai genitori per due/tre settimane, ma notando che la femmina dà segni di voler iniziare una nuova covata è necessario allontanare i novelli o separarli con il divisorio perché potrebbero diventare oggetto di beccate e litigi da parte della coppia. Il nido è in legno a cassetta orizzontale, ma bicamere in quanto questa specie non apprezza la luce direttamente sulle uova e per gli esemplari allevati all’esterno deve essere sempre presente. L’umidità ambientale deve essere almeno del 65/70% specialmente nell’ultima settimana di cova.

Esperienze di allevamento

Il mio ambiente di allevamento si presenta molto luminoso e con possibilità di essere ben arieggiato, con programmatore di luce ad accensione e spegnimento graduale ed ionizzatore d’aria per il periodo invernale. La temperatura varia giornalmente secondo le condizioni meteo ed anche l’umidità è normalmente variabile fra il 45% e l’80%. Lascio liberi questi valori perché non ha senso in un allevamento amatoriale mantenere fissi i due parametri, in quanto in natura non esistono temperatura ed umidità costanti. Nel periodo cove e di allevamento mantengo almeno 12 ore di luce per favorire una adeguata alimentazione dei pullus nell’arco della giornata.
Ho acquistato i miei primi 4 esemplari (1 coppia ancestrale ed 1 coppia in mutazione blu) da allevatori esperti della mia zona. Erano nati in gabbie singole da cova e svezzati dai genitori.
Alloggiati in gabbie da cova di cm.60x30x40 con griglia sul fondo e possibilità del divisorio, si sono subito dimostrati ben affiatati e non paurosi. L’alimentazione era costituita da misto semi tipo Inseparabili, pastoncino morbido tipo canarini alternato settimanalmente a pastoncino secco per pappagallini, osso di seppia, grit marino, verdura e mela alternati giornalmente e spighe di panico giornaliere. Prima del periodo cove ho somministrato a settimane alterne un complesso vitaminico in gocce nell’acqua di bevanda per fortificarli e prepararli alla stagione riproduttiva.
A fine febbraio ho posizionato i nidi in legno del tipo a cassetta orizzontale di cm.20x15x15 modificati con doppia camera ed apertura d’ispezione superiore. Ho fornito il nido già con strato di trucioli di legno sterili e tutolo di mais. A disposizione fieno, rametti di salice, ecc. che hanno usato per lo più per giocare, in quanto questa specie tende a non imbottire il nido e ciò può creare qualche problema agli arti inferiori dei pullus. Devo precisare che non ho avuto occasione di assistere agli accoppiamenti, ma la deposizione è iniziata circa a metà marzo con 6 e 5 uova per nido, mentre la cova con la deposizione del 2° uovo. In questo periodo le femmine raramente uscivano dal nido facendosi accudire dai maschi e diventando (anche durante lo svezzamento) aggressive, ostacolando con soffi, postura protettiva e penne gonfie le mie ispezioni ai nidi. Ho avuto inoltre l’impressione che anche il maschio partecipi alla cova.
Per anellare i pullus bisogna mettere in preventivo qualche beccata, in quanto anche se spostata a forza, la femmina non abbandona il nido ma si limita a sostare nella camera d’ingresso sorvegliando attentamente le operazioni.
Sperate le uova al 7° giorno, con mia somma gioia, sono risultate feconde 4 per nido. Da questo momento ho limitato al massimo le mie ispezioni per non arrecare troppo disturbo e durante l’ultima settimana di cova ho fornito il bagnetto sempre a disposizione e nei giorni più secchi provvedevo a nebulizzare giornalmente l’esterno del nido con acqua. La schiusa è avvenuta nel primo nido con un periodo di incubazione di 21 giorni e di 22 giorni per il secondo, con le altre uova schiuse nei due giorni seguenti per ambedue i nidi. Le uova già rivelatesi chiare sono state lasciate nel nido per circa una settimana a protezione dei pulls da eventuali schiacciamenti.
I pullus nascono con pelle rosea, occhi chiusi e con il corpo ricoperto di una leggerissima e rada peluria bianco-grigia e vengono alimentati inizialmente solo dalla femmina a sua volta alimentata dal maschio. Nel giro di 10/12 giorni aprono gli occhi ed iniziano a mettere le penne. Il primo nato si differenzia dall’ultimo ben più rispetto a quanto potrebbe essere dovuto per motivi temporali, inoltre i pullus sono paurosi e temono le visite periodiche dell’allevatore. I novelli hanno abbandonato il nido dopo 34 giorni giorni e sono rimasti con i genitori fino al 44 giorno, cosa essenziale per un corretto sviluppo successivo. Successivamente li ho separati con il divisorio consentendo ancora sporadiche imbeccate dal maschio fino al 55 giorno, in quanto nel frattempo le femmine si sono dedicate ad una nuova cova. Nel periodo di svezzamento è opportuno somministrare nel pastoncino dei sali minerali ed un complesso multivitaminico in gocce nell’acqua di bevanda. Nel caso non si voglia permettere una nuova cova è bene togliere il nido onde evitare che il maschio voglia riaccoppiarsi e quindi diventi violento con i novelli. Inoltre, prima della successiva cova, uso somministrare ai riproduttori dell’aceto di mele nel beverino, per ristabilire il giusto ph e regolarizzare l’assorbimento metabolico.

Mutazioni ed ibridazioni
Nel mio caso specifico dalla coppia ancestrale sono ovviamente nati tutti soggetti puri, mentre dalla coppia blu sono nati tutti soggetti blu. La mutazione blu essendo
recessiva può essere usata per creare dei soggetti ancestrali/portatori di blu. Accoppiando un soggetto puro con un soggetto blu, la prole sarà tutta ancestrale/blu. E’ utile anche per rinvigorire il ceppo blu accoppiare blu x ancestrale/blu: in questo caso nasceranno 50% M/F blu e 50% M/F ancestrali/blu. Esistono inoltre altre mutazioni quali la lutino, albino, cannella, ecc. che però a mio avviso hanno fatto scadere un po’ la specie in vigoria ed aspetto fenotipico.
Personalmente mantengo sempre una quota di coppie ancestrali in cui seleziono le caratteristiche fenotipiche e riproduttive della specie.
Sono stati effettuati anche degli incroci con alcune specie dello stesso Genere (xanthops, cyanopygius, ecc.) ma tale pratica la considero fine a se stessa in quanto ben difficilmente nei pappagalli apporta migliorie ed anzi un’allevamento in purezza delle specie è raccomandato per la salvaguardia delle stesse.
Luca

Bibliografia:

Pappagalli da gabbia e da voliera - P. Bertagnolio – Ed. Encia Udine
Pappagalli del mondo – R. Massa e V. Venuto – Ed. Mondatori
I Pappagalli – R. Low – Ed. Mursia
Alcedo 1 – Il genere Forpus di A. Misantone – Ed. Alcedo srl
Allegati
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