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Personatus e Fischeri LUTINO

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Presidente FEO O.
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Personatus e Fischeri LUTINO

Messaggio da Presidente FEO O. »

Questa discussione è stata presa dal vecchio Forum della FEO.


Chi di voi mi approfondisce i Personatus e Fischeri LUTINO


I Lilianae lutino, sono sempre stati molto rari e continuano ad esserlo anche ai nostri tempi unitamente all’ancestrale anche se si assiste, da qualche anno, ad una diffusione più capillare della forma selvaggia e dei relativi fattori di iscurimento, motivo questo di ottimismo per la sua migliore conoscenza e selezione. La maggior parte dei Lutino Lilianae, congiuntamente alla mutazione blu possiede ancora tratti rilevabili di Fischeri con il quale è stato accoppiato per tanto tempo per ottenerne le mutazioni trasmutate. Comunque sia, una volta manifestatasi è stata fissata (resa stabile con precise caratteristiche) in una delle due specie (Fischeri e Personatus, non si sa con precisione in quale delle due prima) ed in un secondo momento è stata traslata dall’una all’altra con trasmutazione interspecifica (molte mutazioni che si manifestano in soggetti di una determinata popolazione possono essere trasmesse ad individui di altre specie all’interno però dello stesso genere per poter contare su di un buon numero di ibridi fertili e poterli riaccoppiare per stabilizzare tale mutazione). I colori o pigmenti che interessano la mutazione lutino sono essenzialmente due: arancio-rosso e giallo (tre se si considera anche il bianco delle remiganti e timoniere). Di fatto la mutazione ino inibisce in maniera quasi radicale la manifestazione melaninica ed impedisce, quasi del tutto, la comparsa del colore azzurro che ne rappresenta la componente fisica, di conseguenza la rimanente componente biochimica del colore (pssittacofulvine), il giallo e l’arancio-rosso, emerge (ricordiamo che il colore verde è la risultante dell’azione congiunta del pigmento giallo con il colore strutturale azzurro e il pigmento melanico). Le tonalità complessive in entrambe le specie sono il giallo carico uniforme e l’arancio-rosso che nel Fischeri ha una concentrazione più omogenea ed intensa ed occupa un’area maggiore. Il becco assume una tonalità rosso corallo con la caratteristica cera di color bianco-rosata alla base. Le zampe e dita sono di color carnicino. L’occhio è rosso chiaro. Questa tonalità è dovuta al colore dell’emoglobina del sangue che in assenza dei pigmenti melanici ne evidenzia il colore tipico di questa cromoproteina del gruppo di pigmenti chiamati porfirine. Passiamo ora ad esaminare le leggere ma sostanziali differenze che la mutazione produce nei due tipi e leggiamo gli standards richiesti. La prima, e più evidente, riguarda l’estensione del pigmento arancio-rosso; macroscopicamente il Fischeri lo espande a tutta la zona alta del petto con tonalità degradanti verso il basso petto; nel Personatus deve fermarsi alla gola e non arrivare al petto (in pratica deve sostituire, in quasi tutta la sua estensione, la zona ove è localizzato il cappuccio nero dell’ancestrale). Se al Personatus si richiede di bloccare ai confini della nuca il colore rosso arancio senza estenderlo al posteriore del collo, il Fischeri, a sua volta, oltre che a guance, nuca, posteriore del collo, gola e petto vedrà degradare la zona che si innesta verso il ventre e dorso dall’arancio-rosso iniziale in arancio carico. Le remiganti sono bianche con una leggera soffusione gialla nel vessillo in entrambi i tipi. Il Personatus poi ha una colorazione gialla dell’apice delle timoniere laterali mentre il Fischeri li mantiene bianche; il resto è uguale in entrambi i tipi ovvero gialle con zona arancio centrale e fascia bianca a tre quarti della lunghezza. All’inizio si parlava su quale dei due tipi avesse trasmesso la mutazione lutino all’altro. Orbene questa argomentazione, all’apparenza di poco conto, si ripercuote sulla rigorosa selezione degli stessi attraverso accoppiamenti all’interno di quello di appartenenza (Personatus con Personatus e Fischeri con Fischeri). In pratica, anni di selezione rigorosa avvenuti dopo gli accoppiamenti interspecifici, che hanno passato cioè la mutazione da una specie ad un altra, ci hanno fatto notare come hanno provocato, nel Personatus, una evidente progressiva riduzione del pigmento arancio-rosso presente nelle localizzazioni tipiche e di contro una sempre maggiore concentrazione e distribuzione di tale pigmento nei Fischeri. Questo può significare una sola cosa; più ci si allontana dal tipo trasmutante o meglio si riduce la sua percentuale di patrimonio genetico presente nel nuovo tipo, meglio si definiscono i connotati fenotipici caratteristici della mutazione sui nuovi soggetti. Pertanto, quel che si vuole evidenziare è che, mentre nei Fischeri si è raggiunto un soddisfacente, equilibrato e logico percorso selettivo, nel Personatus lutino ancora questo, a mio parere, non è stato raggiunto. Il motivo probabilmente risie de sul fatto che il Fischeri, come specie allevata, ha preso di gran lunga il sopravvento sul Personatus (i numeri di soggetti esposti e mediamente il triplo; all’ultimo C.I. 131 contro 56), e per questo motivo che anche i tipi derivati ne risentono in numero e varietà. Occorre effettuare ulteriore selezione per ottenere un soggetto che, sempre a mio avviso, per essere adeguato alla mutazione ed a quelle che sono le caratteristiche del tipo base od ancestrale deve vedere ridursi ancora di più l’arancio-rosso presente. Questa ipotesi prende corpo essenzialmente dall’osservazione dei tipi base e da cosa essi subiscono, o dovrebbero subire, a causa dell’effetto della radicale demelanizzazione tipica della mutazione ino. Pertanto se concentriamo la nostra attenzione sul capo dei due tipi base o forma ancestrale, noteremo che il Fischeri possiede un colore bronzato (effetto di interazione fra melanine e le psittacofulvine arancio-rosso) mentre il resto della zona circostante è interessato da rari e diradati pigmenti arancio rosso a lievi concentrazioni che si estinguono, o dovrebbero farlo, quando arrivano al confine del dorso; il Personatus ancestrale, di contro, ha una testa, ovvero nuca, guance, gola e occipite nero profondo mentre la zona circostante, cioè collo e petto sono giallo carico. Mentre nel Fischeri in funzione della inibizione delle melanine provocata dalla mutazione ino, siamo indotti a pensare di trovare sotto il colore originario bronzo, come del resto troviamo, il pigmento arancio rosso che interessa anche tutta la zona circostante. Se osserviamo, invece la testa del Personatus verde apparentemente non viene rilevato altro colore e siccome tutta la zona circostante è gialla potremmo pensare che, a causa della stessa spinta mutagena, anche sotto tutta la calotta nera del Personatus dovremmo trovare del pigmento sostanzialmente giallo. Ciò non è esatto, in quanto, nelle barbule delle piume del capo e, comunque, in tutte quelle presenti nella zona interessata da pigmento melanico, insiste psittacina di colore arancio-rosso e pertanto sotto il cappuccio nero del Personatus troveremo pigmento rosso ma in concentrazione limitata e diradata. Un’altra indicazione ci viene fornita dal tipo di espressione della melanina del cappuccio che ad un’attenta osservazione risulta essere, per cosi dire, “calda”. Il così definito nero “caldo” è una tipica manifestazione cromatica dovuta o ad un’associazione di melanina nera e rossa (le melanine non sono sempre nere e brune) oppure nera e bruna oppure ancora, nera con pigmento rosso non melanico (psittacofulvina). Quest’ultimo caso è il nostro. Per completare questo accenno e per capire meglio la differenza del tipo di nero percepita dai nostri occhi vi invitiamo ad osservare la melanina del cappuccio della mutazione blu; essa è caratterizzata da un’espressione melanica “fredda”, desaturata causata dal fatto che le melanine si esprimono su di uno sfondo depigmentato (bianco). Questo tipo di nero viene genericamente chiamato nero freddo. Per quanto sopra esposto quindi è possibile affermare che ad oggi il Fischeri lutino si trova in condizioni di vantaggio rispetto al Personatus lutino in quanto a tipicità, poiché, gli allevatori hanno preferito, in anni recenti, come detto in precedenza, la mutazione lutino del primo e quindi si sono impegnati a selezionarlo meglio e con più costanza. Il Lutino del Personatus, di contro, avendo avuto meno estimatori anche a causa della sua relativa rarità ha subito accoppiamenti più recenti con il Lutino del Fischeri determinando di fatto inquinamenti genofenotipici abbastanza importanti che ne hanno stravolto la tipicità. In effetti, oltre che nelle mostre, è di gran lunga più allevato il Fischeri lutino rispetto al Personatus lutino, quasi assente, come penso avrete notato anche voi andando per mostre. Si ritiene, pertanto, che sia questo uno dei motivi per cui il Personatus lutino veramente tipico sia relativamente raro mentre molti individui che vengono ceduti per tale hanno evidenti segni di “meticciamento” con il Fischeri ereditandone di fatto ancora un inquinamento cromatico che si può ridurre notevolmente solo attraverso una costante selezione all’interno sempre della specie. Per fare ciò è indispensabile ricorrere a soggetti estremamente tipici, senza, per altro, fare uso di accoppiamenti con soggetti che presentano manifestazioni fenotipiche non al meglio. Un’altra annotazione va riferita alla tendenza di selezione del Personatus Verde, ormai consolidatasi, che é richiesto con il collarino sempre più giallo e senza inquinamento arancio e, pertanto, in conseguenza di ciò, anche nella mutazione lutino dovrebbe conservare questa caratteristica che se manca é sicuramente il risultato di accoppiamenti tra soggetti non tipici e che verrà trasmessa nel patrimonio genetico della propria discendenza. In particolare essa va riferita alle zone di demarcazione abbastanza nette dal rosso al giallo. Particolare attenzione va fatta al codrione delle due specie, infatti, se quello del Personatus ancestrale è verde, con la sottrazione del colore strutturale blu della mutazione ino, non può che diventare giallo e per la precisione “giallo con leggerissime soffusioni di base bianche”. Il codrione del Fischeri nella sua forma ancestrale, invece, risulta cobalto e pertanto a causa della sottrazione del colore dovuto alla componente strutturale blu causata dalla mutazione ino non può che essere bianco e per la precisione “bianco con leggerissime soffusioni di base gialle”. Queste due caratteristiche, quasi opposte direi, sono quelle trascurate per molto tempo e che hanno a lungo ingenerato equivoci e malassortimento delle coppie. Basta, infatti, solo questa differenza a far capire quale matrice genotipica abbiano i soggetti dell’una e dell’altra specie. Un Personatus lutino con il codrione bianco non sarà perciò un Personatus geneticamente puro come non lo sarà un Fischeri lutino con il codrione completamente giallo. Sono queste ultime, evidentemente, caratteristiche non pertinenti a seguito dell’azione mutagena ino con le peculiarità specifiche delle rispettive specie di appartenenza che se manifestate in tale maniera denota inequivocabilmente inquinamento.


Per gli Accoppiamenti?



I soggetti da selezionare per gli accoppiamenti sono sempre quelli che possiedono la massima tipicità ovvero quelli che esprimono al meglio le caratteristiche del tipo e questo per evitare che eventuali difetti si possono ripercuotere sulle generazioni successive. Sono convinto del fatto che i soggetti mutati e non solo gli ino, in linea di massima, dovrebbero essere accoppiati sempre e comunque con il tipo base, da cui é sempre meglio non allontanarsi troppo. Quindi é sicuramente prudente ed opportuno effettuare accoppiamenti col il verde, ma anche con il verde scuro e l’oliva in quanto i fattori di iscurimento non interferiscono con la mutazione lutino essendo quest’ultima epistatica nei loro confronti. Così facendo si otterranno, in entrambi i sessi, solo soggetti portatori di lutino a cui seguiranno gli accoppiamenti: Lutino x /portatore o /portatore x /portatore per ottenere in diverse percentuali i soggetti lutino. Ottenuti questi, una parte andrebbero riaccoppiati con linee pure di ancestrali per ottenere dei portatori di ino di prima generazione e cosi avanti. Alcuni allevatori sostengono che i migliori Lutino si ottengano da accoppiamenti effettuati inserendo i Diluiti o Pastello che dir si voglia, in quanto, questa mutazione crea soggetti già depigmentati e quindi il Lutino ottenuto è più “pulito”. Nel sottolineare che il soggetto diluito è interessato da una mutazione anch’essa recessiva e situata nello stesso” locus” (ino) del lutino è sempre controindicato accoppiare tra loro questi soggetti il cui unico risultato sarebbe l’ottenimento di colori intermedi. È possibile, ma non provato, che la pulizia del mantello possa essere effettivamente maggiore ma, nel contempo, è quasi certo che aumenti la possibilità che si perda la carica e l’intensità cromatica del giallo, che al contrario si vuole massima; per non parlare della struttura che potrebbe anch’essa risentirne, nel senso di riduzione della taglia. Si consiglia, quindi, di effettuare gli accoppiamenti come già consigliato in precedenza e se proprio non si vuole evitare è bene ancora ricordare che accoppiamenti in purezza (lutino x lutino) sortiscono l’effetto di produrre individui relativamente deboli e poco resistenti. È altresì superfluo raccomandare di non accoppiare il Lutino con altre mutazioni come per es. la mutazione Ali Grigie ecc. in quanto si danneggerebbero a vicenda. Il Lutino Personatus e Fischeri, infine, se accoppiati con la rispettiva serie dei Blu darà vita con opportuni riaccoppiamenti agli Albini, ma questa è un’altra storia che vedremo in un altra puntata. Vista la penuria dei Personatus lutino molti allevatori stanno percorrendo a ritroso il percorso accoppiando i Personatus albino con i Verdi e poi naturalmente procedere ad accoppiamenti fra verdi portatori di ino e così via. Certo non è il metodo più ortodosso ma non avendo soggetti puri ci si costruisce un nuovo ceppo stando molto attenti al sottogola ed alto petto che lo ricordiamo non devono presentare intrusioni di rosso alcuno.

Fischeri lutino Fronte e guance rosso, nuca e posteriore del collo rosso-arancio degradante in giallo verso il dorso, gola e petto rosso-arancio più chiaro verso il petto. Dorso ed ali giallo dorato uniforme. Ventre e fianchi giallo dorato. Remiganti bianche con vessillo esterno soffuso di giallo. Timoniere centrali gialle. Timoniere laterali gialle con zona rosso centrale seguita da striature bianche a tre quarti della lunghezza, apice bianco. Codrione bianco. Becco rosso corallo. Cera bianca. Occhio rosso chiaro con pupilla rossa. Largo anello di pelle nuda intorno all’occhio. Zampe e dita carnicine. Unghie color avorio rosato.

Personatus lutino Fronte, guance, nuca e gola rosso arancione il colore non deve estendersi al petto e al posteriore del collo, in pratica la zona nera dell’ancestrale diventa rosso arancione nel lutino. Dorso ed ali giallo dorato uniforme. Petto, ventre e fianchi giallo dorato un po’ più pallido. Remiganti bianche con vessillo esterno soffuso di giallo. Timoniere centrali gialle. Timoniere laterali gialle con zona arancio centrale e fascia bianca a tre quarti della lunghezza, apice giallo. Codrione giallo con leggerissime soffusioni bianche. Becco rosso corallo con base bianco rosata. Cera bianca. Occhio rosso chiaro. Largo anello perioculare di pelle nuda intorno all’occhio con leggera ellisse verso la nuca. Zampe e dita carnicine. “La definizione del colore “giallo dorato” non è adeguato a identificare il reale colore del mantello. Infatti, con il termine dorato o meglio “giallo oro” normalmente si identificano le qualità riflettenti di un colore giallo particolare che, nel nostro caso, non sono caratteristiche del tipo di giallo della mutazione lutino. Anche senza le caratteristiche riflettenti, tale colore, nella sua espressione “piatta”, non sarebbe possibile adattarlo alle caratteristiche manifestate dal lutino. Sarebbe oltremodo opportuno indicarlo con il solo termine giallo.


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